Epoca romana e medioevo
In epoca romana, nel territorio dell'attuale Arcidiocesi di Zagabria si estendeva la provincia della Pannonia Savia o Ripariensis. Il Cristianesimo iniziò a espandersi per la Pannonia sicuramente già durante il III secolo. La sede del rappresentante del governo romano (praefectus) nonché del comandante dell'esercito e delle navi fluviali era la città di Sisak (municipium Siscia).
In quanto capoluogo della provincia, a Sisak fu assegnato anche un vescovo, al più tardi nella seconda metà del III secolo. Il primo vescovo di Sisak si chiamava Castus, e la sua azione pastorale viene ricondotta al tempo dell'imperatore Decio (anno 249).
Tuttavia, il primo vescovo del quale si hanno prove storiche certe fu S. Quirino, martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano (303). Secondo Farlati, egli fu vescovo a Sisak per 33 anni, quindi dal 270, e fu catturato durante una persecuzione. Il rappresentante della provincia Massimo lo inviò a Sabaria, oggi Szombathely in Ungheria. Il vescovo Quirino con fermezza rifiutò di offrire un sacrificio davanti all'immagine divinizzata dell'imperatore (ara Augusti), ed egli fu condannato a morte e immerso con una pietra al collo nel fiume Sava. Il nome di San Quirino è rimasto a lungo nella memoria storica del territorio della sua diocesi. Ci rimandano a lui la località di Kirin, molte chiese a lui dedicate, e l'ampia diffusione del nome di battesimo di Kirin (derivato proprio da 'Kvirin' - Quirino) nella regione attorno ai fiumi Kupa e Sava, che ritorna spesso nei documenti fino al XVI secolo.
Il vescovo di Sisak era sottomesso al metropolita dell'allora capoluogo, la sontuosa Sirmia (Sirmium, odierna Sremska Mitrovica in Vojvodina, Serbia), i confini della cui metropolia andavano da Lubiana (Emona) e Ptuj (Poetovia) a ovest, e fino a Gigena (Oescus) presso Nicopoli in Bulgaria a oriente. Mentre nel IV secolo qualche vescovo e la metropolia di Sirmia furono infetti dall'eresia ariana, i vescovi di Sisak con il loro popolo si posero con fermezza a difesa dell'ortodossia cristiana.
Dopo la prima caduta di Sirmia (441), Sisak fu unita alla Metropolia di Solona (Solin), e i suoi vescovi Giovanni e Costantino sottoscrissero i documenti, rispettivamente del primo e del secondo Concilio di Solona svoltisi tra il 530 e il 533. Nell'epoca tempestosa delle invasioni degli Avari e degli Slavi del VI e VII secolo, la Diocesi di Sisak si spense, e con essa la fede cristiana in Pannonia.
Quattrocento anni dopo questa diocesi non viene più menzionata. L'imperatore Carlo Magno assegnò tutte le regioni a sud del fiume Drava al Patriarca di Aquileia (811). Dopo la ribellione del principe Ljudevit Posavski (circa 810-823) e le sue guerre contro i Franchi, quest'ordine imperiale rimase lettera morta. Il principe croato Trpimir (852) riteneva il territorio della Diocesi di Sisak parte integrante della Metropolia di Spalato, giacché quest'ultima era erede dei diritti dell'antica Solona.
Il tentativo di fare rivivere la Diocesi di Sisak fu compiuto in occasione del Concilio di Spalato al tempo del re Tomislav (925). Per risolvere la questione del vescovo croato Gregorio di Nona (Nin), i vescovi latini della Dalmazia gli offrirono una delle diocesi andate perdute, e cioè Sisak, Duvno oppure Skradin. Giacché Gregorio, dopo una lunga resistenza, in occasione del Secondo Concilio di Spalato si decise per Skradin (928), la Diocesi di Sisak rimase non rinnovata. Contemporaneamente, dalla vita ecclesiale quotidiana croata scomparve il titolo di “Vescovo dei croati”. L'arcidiacono di Spalato Tommaso (1268) testimonia tuttavia che il suo territorio (Posavina croata o Slavonia) ancora nell'XI secolo era sotto la giurisdizione del 'vescovo croato' (episcopus Chroatensis), la cui residenza si trovava presso la corte del re.
Lo stesso Tommaso non si dilunga nel dettaglio sulla natura legale della carica di 'vescovo croato', tuttavia sottolinea che «questi teneva molte parrocchie e aveva possedimenti in quasi tutto il regno croato ... e che la sua giurisdizione si estendeva fino al fiume Drava».
La sede del ‘vescovo croato’ era legata alla corte del re, e più frequentemente alla città di Knin. La sparizione del ‘vescovo croato’ dalla storia nazionale e politica coincide con l'apparizione della Diocesi di Zagabria che, verso la fine del secolo XI, assunse su di sé la cura pastorale sui territori della Croazia centrale e settentrionale che una volta appartenevano alla giurisdizione del ‘vescovo croato’. A sud rimasero la Diocesi di Knin, e dal 1185 la Diocesi di Krbava che confinavano con la nuova Diocesi di Zagabria.
In quanto capoluogo della provincia, a Sisak fu assegnato anche un vescovo, al più tardi nella seconda metà del III secolo. Il primo vescovo di Sisak si chiamava Castus, e la sua azione pastorale viene ricondotta al tempo dell'imperatore Decio (anno 249).
Tuttavia, il primo vescovo del quale si hanno prove storiche certe fu S. Quirino, martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano (303). Secondo Farlati, egli fu vescovo a Sisak per 33 anni, quindi dal 270, e fu catturato durante una persecuzione. Il rappresentante della provincia Massimo lo inviò a Sabaria, oggi Szombathely in Ungheria. Il vescovo Quirino con fermezza rifiutò di offrire un sacrificio davanti all'immagine divinizzata dell'imperatore (ara Augusti), ed egli fu condannato a morte e immerso con una pietra al collo nel fiume Sava. Il nome di San Quirino è rimasto a lungo nella memoria storica del territorio della sua diocesi. Ci rimandano a lui la località di Kirin, molte chiese a lui dedicate, e l'ampia diffusione del nome di battesimo di Kirin (derivato proprio da 'Kvirin' - Quirino) nella regione attorno ai fiumi Kupa e Sava, che ritorna spesso nei documenti fino al XVI secolo.
Il vescovo di Sisak era sottomesso al metropolita dell'allora capoluogo, la sontuosa Sirmia (Sirmium, odierna Sremska Mitrovica in Vojvodina, Serbia), i confini della cui metropolia andavano da Lubiana (Emona) e Ptuj (Poetovia) a ovest, e fino a Gigena (Oescus) presso Nicopoli in Bulgaria a oriente. Mentre nel IV secolo qualche vescovo e la metropolia di Sirmia furono infetti dall'eresia ariana, i vescovi di Sisak con il loro popolo si posero con fermezza a difesa dell'ortodossia cristiana.
Dopo la prima caduta di Sirmia (441), Sisak fu unita alla Metropolia di Solona (Solin), e i suoi vescovi Giovanni e Costantino sottoscrissero i documenti, rispettivamente del primo e del secondo Concilio di Solona svoltisi tra il 530 e il 533. Nell'epoca tempestosa delle invasioni degli Avari e degli Slavi del VI e VII secolo, la Diocesi di Sisak si spense, e con essa la fede cristiana in Pannonia.
Quattrocento anni dopo questa diocesi non viene più menzionata. L'imperatore Carlo Magno assegnò tutte le regioni a sud del fiume Drava al Patriarca di Aquileia (811). Dopo la ribellione del principe Ljudevit Posavski (circa 810-823) e le sue guerre contro i Franchi, quest'ordine imperiale rimase lettera morta. Il principe croato Trpimir (852) riteneva il territorio della Diocesi di Sisak parte integrante della Metropolia di Spalato, giacché quest'ultima era erede dei diritti dell'antica Solona.
Il tentativo di fare rivivere la Diocesi di Sisak fu compiuto in occasione del Concilio di Spalato al tempo del re Tomislav (925). Per risolvere la questione del vescovo croato Gregorio di Nona (Nin), i vescovi latini della Dalmazia gli offrirono una delle diocesi andate perdute, e cioè Sisak, Duvno oppure Skradin. Giacché Gregorio, dopo una lunga resistenza, in occasione del Secondo Concilio di Spalato si decise per Skradin (928), la Diocesi di Sisak rimase non rinnovata. Contemporaneamente, dalla vita ecclesiale quotidiana croata scomparve il titolo di “Vescovo dei croati”. L'arcidiacono di Spalato Tommaso (1268) testimonia tuttavia che il suo territorio (Posavina croata o Slavonia) ancora nell'XI secolo era sotto la giurisdizione del 'vescovo croato' (episcopus Chroatensis), la cui residenza si trovava presso la corte del re.
Lo stesso Tommaso non si dilunga nel dettaglio sulla natura legale della carica di 'vescovo croato', tuttavia sottolinea che «questi teneva molte parrocchie e aveva possedimenti in quasi tutto il regno croato ... e che la sua giurisdizione si estendeva fino al fiume Drava».
La sede del ‘vescovo croato’ era legata alla corte del re, e più frequentemente alla città di Knin. La sparizione del ‘vescovo croato’ dalla storia nazionale e politica coincide con l'apparizione della Diocesi di Zagabria che, verso la fine del secolo XI, assunse su di sé la cura pastorale sui territori della Croazia centrale e settentrionale che una volta appartenevano alla giurisdizione del ‘vescovo croato’. A sud rimasero la Diocesi di Knin, e dal 1185 la Diocesi di Krbava che confinavano con la nuova Diocesi di Zagabria.