Fondazione della diocesi
Dopo la morte dell'ultimo membro della famiglia Trpimirović, il re ungherese Ladislav Arpadović, richiamandosi ai suoi ‘diritti legali’ quale fratello di Jelena Lepa, vedova di re Zvonimir, nel 1091 entrò con il suo esercito nella regione della Posavina e la prese per sé e per il suo casato. Quale sovrano lasciò in essa il nipote Almoš, e in questo modo in pratica la separò dal territorio dallo Stato croato.
Secondo la mentalità giuridica di allora, egli agì di conseguenza modificando anche i confini ecclesiali, staccando la Posavina croata dalla metropolia di Spalato e dal resto della Croazia anche dal punto di vista ecclesiale, e fondando attorno al 1094, più precisamente, secondo le fonti storiche, tra la seconda metà del 1093 e la prima metà del 1095, la Diocesi di Zagabria. Motivo della fondazione della diocesi fu che la Croazia settentrionale si trovava lontano dalle sedi vescovili di Spalato, Knin e Nona, e che il popolo cristiano locale sarebbe potuta cadere nell'ignoranza della fede e nell'eresia. Tale motivazione, dal punto di vista della fede, era del tutto giustificata.
Oltre a questa ragione ve n'era probabilmente un'altra di natura prettamente politica, e cioè quella di rafforzare l'influenza della casa regnante Arpadović in Croazia. La Diocesi di Zagabria era sottomessa al'arcivescovo metropolita di Strigonio (Esztergom, Ungheria) sotto la cui giurisdizione essa rimase fino al 1180, quando fu assegnata alla metropolia di Caloccia (Kalocsa, Ungheria), rimanendo tale fino al momento della sua elevazione al rango di arcidiocesi (1852).
Papa Urbano II (1088-1099), protettore del Regno Croato, non approvava la politica di Ladislao verso la Croazia, e quindi Ladislao si rivolse all’antipapa Clemente III (Wibert Ravenski), ottenendo in seguito da lui l'autorizzazione a fondare una diocesi a Zagabria. Dopo il ritorno dell'unità della Chiesa, la Diocesi di Zagabria continuò nei fatti a esistere, senza alcuna particolare autorizzazione da parte del papa legale, ma anche senza la sua opposizione.
Nel 1227 Papa Gregorio IX confermò gli atti di donazione e gli indulti goduti dalla Diocesi di Zagabria, tra i quali anche il giudizio di Feliciano del 1134, il più antico documento conservato dell'area croata tra la Sava e la Drava. Non si sa se esista la carta di Ladislao sulla fondazione della Diocesi. Al re Ladislao, dopo la sua morte, fu riservata la venerazione dovuta a un santo, senza che vi fosse stata una vera e propria canonizzazione. Tuttavia la sua venerazione fu in seguito confermata dalla Santa Sede, così come fu accettata l'esistenza della Diocesi di Zagabria quale fatto compiuto.
L'opera politica e militare in Croazia di Ladislao in breve crollò, e il duca Almoš dovette in fretta lasciare la Croazia. L'unica opera di Ladislao che rimase e si mantenne fu la Diocesi di Zagabria, che aveva tutte le ragioni per esistere.
La famiglia Arpadović tuttavia tornò più tardi sul trono croato, non con la forza delle armi, bensì grazie ad accordi e contratti in tal senso. La Croazia entrò in un'unione personale con l'Ungheria, con l'unione di due regni nella persona del medesimo re. Si trattava del re ungherese Koloman Arpadović, che nell'anno 1102 a Zaravecchia (Biograd) fu proclamato re croato. In questo modo, il re ungherese-croato poté proseguire nella sua opera di patronato sulla Diocesi di Zagabria.
Secondo la mentalità giuridica di allora, egli agì di conseguenza modificando anche i confini ecclesiali, staccando la Posavina croata dalla metropolia di Spalato e dal resto della Croazia anche dal punto di vista ecclesiale, e fondando attorno al 1094, più precisamente, secondo le fonti storiche, tra la seconda metà del 1093 e la prima metà del 1095, la Diocesi di Zagabria. Motivo della fondazione della diocesi fu che la Croazia settentrionale si trovava lontano dalle sedi vescovili di Spalato, Knin e Nona, e che il popolo cristiano locale sarebbe potuta cadere nell'ignoranza della fede e nell'eresia. Tale motivazione, dal punto di vista della fede, era del tutto giustificata.
Oltre a questa ragione ve n'era probabilmente un'altra di natura prettamente politica, e cioè quella di rafforzare l'influenza della casa regnante Arpadović in Croazia. La Diocesi di Zagabria era sottomessa al'arcivescovo metropolita di Strigonio (Esztergom, Ungheria) sotto la cui giurisdizione essa rimase fino al 1180, quando fu assegnata alla metropolia di Caloccia (Kalocsa, Ungheria), rimanendo tale fino al momento della sua elevazione al rango di arcidiocesi (1852).
Papa Urbano II (1088-1099), protettore del Regno Croato, non approvava la politica di Ladislao verso la Croazia, e quindi Ladislao si rivolse all’antipapa Clemente III (Wibert Ravenski), ottenendo in seguito da lui l'autorizzazione a fondare una diocesi a Zagabria. Dopo il ritorno dell'unità della Chiesa, la Diocesi di Zagabria continuò nei fatti a esistere, senza alcuna particolare autorizzazione da parte del papa legale, ma anche senza la sua opposizione.
Nel 1227 Papa Gregorio IX confermò gli atti di donazione e gli indulti goduti dalla Diocesi di Zagabria, tra i quali anche il giudizio di Feliciano del 1134, il più antico documento conservato dell'area croata tra la Sava e la Drava. Non si sa se esista la carta di Ladislao sulla fondazione della Diocesi. Al re Ladislao, dopo la sua morte, fu riservata la venerazione dovuta a un santo, senza che vi fosse stata una vera e propria canonizzazione. Tuttavia la sua venerazione fu in seguito confermata dalla Santa Sede, così come fu accettata l'esistenza della Diocesi di Zagabria quale fatto compiuto.
L'opera politica e militare in Croazia di Ladislao in breve crollò, e il duca Almoš dovette in fretta lasciare la Croazia. L'unica opera di Ladislao che rimase e si mantenne fu la Diocesi di Zagabria, che aveva tutte le ragioni per esistere.
La famiglia Arpadović tuttavia tornò più tardi sul trono croato, non con la forza delle armi, bensì grazie ad accordi e contratti in tal senso. La Croazia entrò in un'unione personale con l'Ungheria, con l'unione di due regni nella persona del medesimo re. Si trattava del re ungherese Koloman Arpadović, che nell'anno 1102 a Zaravecchia (Biograd) fu proclamato re croato. In questo modo, il re ungherese-croato poté proseguire nella sua opera di patronato sulla Diocesi di Zagabria.