San Leopoldo Bogdan Mandić
Il santo ed ecumenista cattolico croato Leopoldo Bogdan Mandić nacque il 12 maggio 1866 a Castelnuovo di Cattaro (Herceg Novi), undicesimo di dodici figli nella famiglia di Petar e Karolina, nata Carević. Essendo piuttosto debole e di non troppo buona salute, fu battezzato un mese dopo la nascita con il nome di Bogdan Ivan.
Già durante l’infanzia mostrò un grande interesse per la spiritualità, e giacché il convento cappuccino di Castelnuovo di Cattaro ricadeva allora sotto la giurisdizione della provincia veneziana di quest’ordine, a sedici anni il giovane Bogdan si recò al seminario minore cappuccino a Udine, in Italia.
Dopo avere trascorso due anni a Udine, nel 1884 entrò nel noviziato presso il convento di Bassano del Grappa. Il 20 aprile entrò a far parte dell’ordine cappuccino, assumendo il nome di fra Leopoldo. Pronunciò i voti nel maggio del 1885, e studiò teologia presso l’Università di Padova, per proseguire poi gli studi a Venezia, dove, il 20 settembre 1890, realizzò il desiderio di diventare sacerdote. Non potendo celebrare la Prima Messa di novello sacerdote tra i suoi, inviò loro una fotografia.
Come novello sacerdote, espresse il desiderio di tornare in Patria e impegnarsi per l’unità della Chiesa occidentale con quella orientale. Gli furono tuttavia assegnati altri incarichi.
Nel periodo tra il 1890 e il 1906 assolse diverse funzioni all’interno della provincia veneziana dell’ordine cappuccino. Per un certo periodo fu superiore del convento di Zara, e in seguito a Fiume e a Capodistria.
Dal 1906, e fino alla sua morte, fu a Padova, ad eccezione di un anno, che durante la Prima Guerra mondiale trascorse in internamento in Italia meridionale (1917) poiché non voleva rinunciare alla sua croaticità, e di un breve periodo che trascorse a Fiume (1923). A Padova fu educatore degli studenti universitari di filosofia, e professore di patristica. Per molti anni viaggiò da Padova a Venezia dove insegnava la lingua croata ai giovani cappuccini, che sarebbe loro servita per la loro opera pastorale tra i fedeli croati.
Egli trascorse gli ultimi quarant’anni della propria vita nel convento cappuccino di Padova, confessando i fedeli per ore. Veniva da lui la gente semplice, ma anche persone in vista; operai e industriali, studenti e professori, intellettuali, soldati e ufficiali. Si recavano da lui anche religiose e religiosi, sacerdoti e anche vescovi. Era totalmente a disposizione per le confessioni, giacché per lui il confessionale era un luogo di azione ecumenica, dove egli perseverava nella preghiera affinché tutti siano una cosa sola.
Dalla natia Castelnuovo di Cattaro portò con sé la ferita della divisione dei cristiani tra cattolici romani e ortodossi. Essa bruciava in lui, e si sacrificò affinché essa guarisse. Per amore verso la sua Patria, la Croazia, egli coltivò anche l’amore verso tutti i popoli slavi, nonché verso la sua nuova Patria, l’Italia, e il suo popolo. Si sforzò di costruire ponti tra gli uomini e i popoli, e fu, in un certo modo, un anticipatore dell’idea di Europa unita.
Celebrò la Messa d’oro il 22 settembre 1940. Successivamente, la sua salute peggiorò velocemente. La morte sopraggiunse il 30 luglio 1942, mentre vestiva i paramenti per la Santa Messa, che egli non voleva perdere in nessun caso. In un momento, lo colse una debolezza mortale, e morendo, pronunciò le parole della preghiera della Salve Regina.
La sua tomba, che in un primo tempo si trovava nel cimitero cittadino, divenne meta dei numerosi fedeli che lo veneravano. In seguito, i suoi resti mortali furono trasferiti nella cappella cimiteriale della chiesa di Sant’Antonio, a Padova. Il processo di beatificazione di fra Leopoldo Mandić iniziò nel 1946.
Fu beatificato da papa Paolo VI il 2 maggio 1976 e canonizzato il 16 ottobre 1983 da papa Giovanni Paolo II. La memoria liturgica di San Leopoldo si celebra il 12 maggio.
Già durante l’infanzia mostrò un grande interesse per la spiritualità, e giacché il convento cappuccino di Castelnuovo di Cattaro ricadeva allora sotto la giurisdizione della provincia veneziana di quest’ordine, a sedici anni il giovane Bogdan si recò al seminario minore cappuccino a Udine, in Italia.
Dopo avere trascorso due anni a Udine, nel 1884 entrò nel noviziato presso il convento di Bassano del Grappa. Il 20 aprile entrò a far parte dell’ordine cappuccino, assumendo il nome di fra Leopoldo. Pronunciò i voti nel maggio del 1885, e studiò teologia presso l’Università di Padova, per proseguire poi gli studi a Venezia, dove, il 20 settembre 1890, realizzò il desiderio di diventare sacerdote. Non potendo celebrare la Prima Messa di novello sacerdote tra i suoi, inviò loro una fotografia.
Come novello sacerdote, espresse il desiderio di tornare in Patria e impegnarsi per l’unità della Chiesa occidentale con quella orientale. Gli furono tuttavia assegnati altri incarichi.
Nel periodo tra il 1890 e il 1906 assolse diverse funzioni all’interno della provincia veneziana dell’ordine cappuccino. Per un certo periodo fu superiore del convento di Zara, e in seguito a Fiume e a Capodistria.
Dal 1906, e fino alla sua morte, fu a Padova, ad eccezione di un anno, che durante la Prima Guerra mondiale trascorse in internamento in Italia meridionale (1917) poiché non voleva rinunciare alla sua croaticità, e di un breve periodo che trascorse a Fiume (1923). A Padova fu educatore degli studenti universitari di filosofia, e professore di patristica. Per molti anni viaggiò da Padova a Venezia dove insegnava la lingua croata ai giovani cappuccini, che sarebbe loro servita per la loro opera pastorale tra i fedeli croati.
Egli trascorse gli ultimi quarant’anni della propria vita nel convento cappuccino di Padova, confessando i fedeli per ore. Veniva da lui la gente semplice, ma anche persone in vista; operai e industriali, studenti e professori, intellettuali, soldati e ufficiali. Si recavano da lui anche religiose e religiosi, sacerdoti e anche vescovi. Era totalmente a disposizione per le confessioni, giacché per lui il confessionale era un luogo di azione ecumenica, dove egli perseverava nella preghiera affinché tutti siano una cosa sola.
Dalla natia Castelnuovo di Cattaro portò con sé la ferita della divisione dei cristiani tra cattolici romani e ortodossi. Essa bruciava in lui, e si sacrificò affinché essa guarisse. Per amore verso la sua Patria, la Croazia, egli coltivò anche l’amore verso tutti i popoli slavi, nonché verso la sua nuova Patria, l’Italia, e il suo popolo. Si sforzò di costruire ponti tra gli uomini e i popoli, e fu, in un certo modo, un anticipatore dell’idea di Europa unita.
Celebrò la Messa d’oro il 22 settembre 1940. Successivamente, la sua salute peggiorò velocemente. La morte sopraggiunse il 30 luglio 1942, mentre vestiva i paramenti per la Santa Messa, che egli non voleva perdere in nessun caso. In un momento, lo colse una debolezza mortale, e morendo, pronunciò le parole della preghiera della Salve Regina.
La sua tomba, che in un primo tempo si trovava nel cimitero cittadino, divenne meta dei numerosi fedeli che lo veneravano. In seguito, i suoi resti mortali furono trasferiti nella cappella cimiteriale della chiesa di Sant’Antonio, a Padova. Il processo di beatificazione di fra Leopoldo Mandić iniziò nel 1946.
Fu beatificato da papa Paolo VI il 2 maggio 1976 e canonizzato il 16 ottobre 1983 da papa Giovanni Paolo II. La memoria liturgica di San Leopoldo si celebra il 12 maggio.