San Marco Crisini (Marko Križevčanin)
Marko Stjepan Krizin (Marco Crisini) nacque nel 1588 a Križevci. Studiò filosofia a Graz, dove entrò nella Congregazione di Maria e fu allievo di Petar Pázmány, più tardi cardinale e primate di Ungheria. Decise di diventare sacerdote, e quale seminarista della Diocesi di Zagabria, fu inviato a Roma a studiare teologia, come alunno del Collegio tedesco-ungherese (Germanicum et Hungaricum).
Là scrisse di proprio pugno di essere croato, e il documento che certifica questa testimonianza di cromaticità è stato conservato nell'archivio fino a oggi. Studiò presso la Pontificia Università Gregoriana dal 1611 al 1615, e si distinse per la chiarezza del suo intelletto e per la sua virtù. Fu ordinato sacerdote e tornò nella sua Diocesi di Zagabria, dove operò nella pastorale. Presto il Primate di Strigonio e cardinale Petar Pázmány lo invitò in Ungheria.
Dal 1616 operò come professore e direttore del Seminario minore di Trnava, e fu anche nominato canonico dell’Arcidiocesi di Strigonio. In seguito gli fu affidata anche la gestione dell’abbazia benedettina di Szepluk, nei pressi di Košice, che allora era proprietà del Capitolo dell’Arcidiocesi di Strigonio. Tutti questi territori che una volta appartenevano all'Arcidiocesi di Strigonio, oggi fanno parte della Slovacchia.
Košice era allora un bastione del calvinismo ungherese. Per aiutare i pochi cattolici ivi residenti, privati perfino delle loro chiese, furono invitati due gesuiti, l’ungherese Stjepan Pongrácz e il polacco Melkior Grodziecki, per occuparsi dei fedeli rispettivamente di lingua ungherese e polacca.
Nel 1619 operò con loro come missionario anche il croato Marco Crisini. Al tempo della ribellione del principe di Transilvania Gábor Bethlen, il 3 settembre 1619 il capitano calvinista Juraj Rákóczy entrò a Košice con il suo esercito e subito fece imprigionare i tre sacerdoti. Giacché rifiutavano di convertirsi al calvinismo, furono torturati per spingerli ad abiurare la fede cattolica e la fedeltà al successore di San Pietro a Roma. Essi, tuttavia, rimasero coerenti e non rinnegarono la loro fede.
A Marco promisero di dare, se avesse abiurato la fede cattolica e la fedeltà al Papa di Roma, delle terre in precedenza appartenute alla Chiesa. I prigionieri furono torturati in diversi modi, fino a ucciderli. Alla fine, il 7 settembre 1619, essi bruciarono Marco con le fiaccole e gli tagliarono la testa. Lo stesso giorno fu ucciso il gesuita Grodziecki, e il giorno seguente anche Pongrácz.
Il principe Bethlen non permise che i martiri fossero seppelliti degnamente e con onore. Egli cedette solo sei mesi più tardi, dietro richiesta della moglie del Palatino, Katarina Pálffy, la quale accettò di danzare con lui in occasione di un pranzo ufficiale nel palazzo dove i martiri erano stati uccisi, a condizione che ai tre sacerdoti cattolici uccisi fossero sepolti più degnamente. Il Cardinale Pázmany, primate di Ungheria, svolse l’indagine canonica sul martirio, e in seguito, a nome dell’intero episcopato del Regno, pregò papa Urbano VIII affinché si potesse tributare un culto pubblico a questi martiri.
Nel 1635 Il feretro con i resti mortali dei martiri fu trasferito nella chiesa delle suore orsoline a Trnava, dove il loro culto si sviluppò.
Nel 1718, in occasione del centesimo anniversario del martirio di Marco, nel loro grande teatro gli studenti gesuiti di Zagabria prepararono una rappresentazione su Marco Crisini incoronato con la palma del martirio. Il processo per la loro beatificazione fu avviato nel 1859, e papa san Pio X li proclamò beati il 15 gennaio 1905.
Per una maggiore venerazione del beato croato s’impegnò moltissimo l’arcivescovo di Zagabria, Alojzije Stepinac, con l’aiuto del direttore della Società letteraria croata di San Girolamo, dott. Josip Andrić, e di altri ancora. Nel 1937 l’arcivescovo dedicò la nuova parrocchia in Selska cesta a Zagabria proprio al beato Marco Crisini.
A Križevci non esisteva nessun monumento dedicato al beato Marco. Una maggiore venerazione del beato Marco ebbe inizio al tempo del parroco Vid Cipriš, il quale ottenne che il beato Marco divenisse compatrono della chiesa di San Ladislao nella Città alta di Križevci.
Egli iniziò inoltre a pubblicare il bollettino parrocchiale Krizinus, e nel 1969 organizzò una grande celebrazione in occasione del 450° anniversario del martirio del beato Marco, che in presenza dei nostri vescovi, di molti sacerdoti e del popolo di Dio, fu presieduta del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Franjo Šeper.
Da allora, nella chiesa a lui dedicata nella sua città natale di Križevci, iniziarono anche le celebrazioni annuali in occasione della festa del beato Marco. Papa Giovanni Paolo II ha canonizzato questi tre martiri per la fede il 2 luglio 1995 a Košice. La canonizzazione di Marco è stata celebrata solennemente anche nella sua città natale di Križevci.
Là scrisse di proprio pugno di essere croato, e il documento che certifica questa testimonianza di cromaticità è stato conservato nell'archivio fino a oggi. Studiò presso la Pontificia Università Gregoriana dal 1611 al 1615, e si distinse per la chiarezza del suo intelletto e per la sua virtù. Fu ordinato sacerdote e tornò nella sua Diocesi di Zagabria, dove operò nella pastorale. Presto il Primate di Strigonio e cardinale Petar Pázmány lo invitò in Ungheria.
Dal 1616 operò come professore e direttore del Seminario minore di Trnava, e fu anche nominato canonico dell’Arcidiocesi di Strigonio. In seguito gli fu affidata anche la gestione dell’abbazia benedettina di Szepluk, nei pressi di Košice, che allora era proprietà del Capitolo dell’Arcidiocesi di Strigonio. Tutti questi territori che una volta appartenevano all'Arcidiocesi di Strigonio, oggi fanno parte della Slovacchia.
Košice era allora un bastione del calvinismo ungherese. Per aiutare i pochi cattolici ivi residenti, privati perfino delle loro chiese, furono invitati due gesuiti, l’ungherese Stjepan Pongrácz e il polacco Melkior Grodziecki, per occuparsi dei fedeli rispettivamente di lingua ungherese e polacca.
Nel 1619 operò con loro come missionario anche il croato Marco Crisini. Al tempo della ribellione del principe di Transilvania Gábor Bethlen, il 3 settembre 1619 il capitano calvinista Juraj Rákóczy entrò a Košice con il suo esercito e subito fece imprigionare i tre sacerdoti. Giacché rifiutavano di convertirsi al calvinismo, furono torturati per spingerli ad abiurare la fede cattolica e la fedeltà al successore di San Pietro a Roma. Essi, tuttavia, rimasero coerenti e non rinnegarono la loro fede.
A Marco promisero di dare, se avesse abiurato la fede cattolica e la fedeltà al Papa di Roma, delle terre in precedenza appartenute alla Chiesa. I prigionieri furono torturati in diversi modi, fino a ucciderli. Alla fine, il 7 settembre 1619, essi bruciarono Marco con le fiaccole e gli tagliarono la testa. Lo stesso giorno fu ucciso il gesuita Grodziecki, e il giorno seguente anche Pongrácz.
Il principe Bethlen non permise che i martiri fossero seppelliti degnamente e con onore. Egli cedette solo sei mesi più tardi, dietro richiesta della moglie del Palatino, Katarina Pálffy, la quale accettò di danzare con lui in occasione di un pranzo ufficiale nel palazzo dove i martiri erano stati uccisi, a condizione che ai tre sacerdoti cattolici uccisi fossero sepolti più degnamente. Il Cardinale Pázmany, primate di Ungheria, svolse l’indagine canonica sul martirio, e in seguito, a nome dell’intero episcopato del Regno, pregò papa Urbano VIII affinché si potesse tributare un culto pubblico a questi martiri.
Nel 1635 Il feretro con i resti mortali dei martiri fu trasferito nella chiesa delle suore orsoline a Trnava, dove il loro culto si sviluppò.
Nel 1718, in occasione del centesimo anniversario del martirio di Marco, nel loro grande teatro gli studenti gesuiti di Zagabria prepararono una rappresentazione su Marco Crisini incoronato con la palma del martirio. Il processo per la loro beatificazione fu avviato nel 1859, e papa san Pio X li proclamò beati il 15 gennaio 1905.
Per una maggiore venerazione del beato croato s’impegnò moltissimo l’arcivescovo di Zagabria, Alojzije Stepinac, con l’aiuto del direttore della Società letteraria croata di San Girolamo, dott. Josip Andrić, e di altri ancora. Nel 1937 l’arcivescovo dedicò la nuova parrocchia in Selska cesta a Zagabria proprio al beato Marco Crisini.
A Križevci non esisteva nessun monumento dedicato al beato Marco. Una maggiore venerazione del beato Marco ebbe inizio al tempo del parroco Vid Cipriš, il quale ottenne che il beato Marco divenisse compatrono della chiesa di San Ladislao nella Città alta di Križevci.
Egli iniziò inoltre a pubblicare il bollettino parrocchiale Krizinus, e nel 1969 organizzò una grande celebrazione in occasione del 450° anniversario del martirio del beato Marco, che in presenza dei nostri vescovi, di molti sacerdoti e del popolo di Dio, fu presieduta del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Franjo Šeper.
Da allora, nella chiesa a lui dedicata nella sua città natale di Križevci, iniziarono anche le celebrazioni annuali in occasione della festa del beato Marco. Papa Giovanni Paolo II ha canonizzato questi tre martiri per la fede il 2 luglio 1995 a Košice. La canonizzazione di Marco è stata celebrata solennemente anche nella sua città natale di Križevci.