«Cari fedeli croati, cara Chiesa e popolo croato, il tuo Beato è sempre stato accanto a te, e noi, anche in questo 10 febbraio, testimoniamo che rimaniamo accanto al nostro Beato che nei nostri cuori vive costantemente come un santo! Davvero, un grande santo è in mezzo a noi!». Queste sono state le parole conclusive dell'arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić, in occasione della celebrazione eucaristica della festa del beato Alojzije Stepinac nella Cattedrale di Zagabria, mercoledì 10 febbraio 2016.
Insieme al Cardinale, hanno partecipato alla concelebrazione eucaristica il Nunzio Apostolico presso la Repubblica di Croazia, mons. Alessandro D’Errico, i vescovi della provincia ecclesiastica di Zagabria: mons. Nikola Kekić, vladika dell'Eparchia di Križevci, mons. Josip Mrzljak, vescovo di Varaždin, mons. Vlado Košić, vescovo di Sisak, mons. Vjekoslav Huzjak, vescovo di Bjelovar-Križevci; i vescovi ausiliari di Zagabria, mons. Ivan Šaško e mons. Mijo Gorski, i padri provinciali, mons. Juraj Batelja, postulatore della Causa di canonizzazione del beato Alojzije Stepinac, nonché numerosi dignitari ecclesiastici, più di cento sacerdoti. Hanno inoltre partecipato religiosi, religiose e diaconi permanenti.
In una cattedrale gremita di fedeli, alla celebrazione eucaristica ha presenziato anche la presidente della Repubblica di Croazia, il presidente del Parlamento croato, il Ministro della scienza, l’educazione e lo sport, il presidente dell'Accademia croata delle Scienze e delle Arti nonché il sindaco di Zagabria.
Introducendo nella celebrazione eucaristica, il Cardinale ha detto: «Se si vuole vedere quanto fedelmente e all'unisono i croati cattolici ascoltano la Parola di Dio, elevano la preghiera e il canto a Dio, e chiedono l'intercessione del loro Beato, ciò è possibile sentirlo proprio il 10 febbraio, nella cattedrale di Stepinac. In questo luogo, di anno in anno, sentiamo di essere animati dalla testimonianza di vita e di morte del beato Alojzije Stepinac. Ciò accade già da decenni…“.
All'inizio della sua omelia, ricordando che questo è il cinquantaseiesimo anniversario dal passaggio all'eternità del beato Alojzije, nonché il settantesimo anniversario del tristissimo processo con il quale il beato Alojzije fu vergognosamente condannato dinanzi a un tribunale comunista, il Cardinale ha invitato i fedeli a che, nel tempo quaresimale, si aprano all'invito di Gesù a compiere opere concrete: misericordia, preghiera e digiuno, quali segni di un rinnovato desiderio di vicinanza a Dio, e quali frutti della salvezza che il Signore ha realizzato per ogni uomo.
«La lotta spirituale è importante in un tempo, quale quello nel quale viviamo, nel quale sentiamo un forte distacco dal cercare la volontà di Dio e dal rispettare il suo piano. Si afferma che è accettabile e permesso fare tutto ciò che si desidera e ciò che è possibile fare. Il relativismo etico ha provocato un solco profondo e ha indebolito l'importanza della scelta, mentre nel contempo rafforza l'impressione che non sia necessario decidere tra opzioni buone e cattive, bensì modificarle a seconda delle possibilità. In un tale ambiente, la lotta spirituale e i tentativi non vengono apprezzati e perdono il proprio senso».
Parlando del significato dell'elemosina, della preghiera e del digiuno, il Cardinale ha indicato il beato Alojzije quale ottimo e fermo esempio di sequela, imitando il quale siamo chiamati a fare del bene, non per gli altri e per ottenerne il riconoscimento o un premio, bensì nel nascondimento per amore verso Dio e i fratelli. «Il beato Alojzije non ha né parlato né agito in modo da essere visto, né per lasciare un'impressione, Egli ha vissuto il nascondimento evangelico, affinché esso si manifestasse pienamente nella verità delle sue manifestazioni e prese di posizioni pubbliche. La vicinanza con Dio nel nascondimento portò frutti nell'opinione pubblica.
Chiunque si sforzi a conoscere la vita del Beato, immergendosi nel tesoro delle sue intenzioni, parole, materiale scritto, e soprattutto delle sue opere, rimane sorpreso dall'impegno che non fu manifesto né disponibile a tutti, e che rappresenta un punto di appoggio di tutto ciò che nella sua vita fu visibile e pubblico. A ciò va aggiunto che il nascondimento del suo agire non fu in contraddizione con ciò che era conosciuto, bensì una forte sicurezza per tutto ciò che fu compiuto pubblicamente.
L'armonia di ciò che è rimasto noto solamente a Dio, di ciò che sapevano i suoi collaboratori più stretti, e ciò che riguardava il suo servizio nell'azione pastorale e nell'ambito sociale, resta un'ispirazione per noi, così che possiamo vivere il nostro Cristianesimo come un lievito che è visibile per il proprio agire, e nascosto nella sua presenza».
Parlando delle circostanze legate al processo di canonizzazione del beato Alojzije Stepinac, il Cardinale ha detto che esse rappresentano «un nuovo stimolo affinché al mondo venga manifestato quell'armonia meravigliosa, e dal nascondimento evangelico vengano manifestati i frutti della sua santità. E siamo grati per il fatto che il Padre celeste, che vede nel nascondimento, ha già corrisposto al cardinale Alojzije e premiato la sua fedeltà».
Proseguendo, il Cardinale ha affermato: «Siamo coscienti che le contestazioni al beato Stepinac, in molti aspetti si sono trasferite in un ambito politico. E' evidente che si desidera ricondurre le contestazioni alla sua posizione - che gli viene ascritta come un peccato - di appoggio al diritto del popolo croato di avere un proprio Stato, e alle sue prese di posizione collegate alla sua gioia che la Croazia fosse in grado di creare un proprio quadro statale nel quale si sarebbero potute costruire veri valori su principi cristiani».
Citando le parole del beato Alojzije dalla sua circolare al clero dell'Arcidiocesi di Zagabria in occasione della fondazione dello Stato croato del 28 aprile 1941 e le parole del Beato dalla sua omelia nella Basilica del Cuore di Gesù a Zagabria, del 27 marzo 1938, nella quale il Beato ha condannato ogni forma di razzismo, il Cardinale ha affermato: «Nei difficili tempi della guerra e delle dittature, il beato Alojzije con coraggio e senza timore condannò il male da qualsiasi parte esso provenisse. Per questo motivo fu sgradito a tutte le autorità che si succedeerro in questa regione. Egli parlò profeticamente durante la guerra, proprio come, verso la fine degli anni trenta, aveva ammonito circa le ideologie del comunismo e del nazismo, sulle ingiustizie perpetrate dagli organi statali che non rispettavano né Dio né l'uomo».
Nel capitolo finale della sua omelia, il Cardinale ha trattato un tema che spesso si può sentire nell'opinione pubblica croata, vale a dire la necessità di affrontare il passato: «Sappiamo che vi sono delle persone che desiderano gettare un'ombra sulla nostra libertà e fierezza nazionali riportandoci nella storia, distorcendo la verità su di essa. Invitandoci ad “affrontare la nostra storia”, essi in realtà vogliono dire che la nostra storia parla contro di noi.
Vi è anche chi, fuggendo dalla verità della storia e dal proprio passato, dice che abbiamo bisogno di “rivolgerci verso il futuro”. Essi desiderano nascondere la verità, negare le ingiustizie, annientare il proprio passato, e oggi si presentano come presunti pacificatori e giusti, cercando di costituire un nuovo cosmopolitismo senza supporto sulla storia».
Lo scopo degli uni e degli altri è lo stesso, e appare piuttosto evidente: «Il futuro, infatti, non si può costruire sul dimenticare, né vi può essere speranza là dove non sussiste una grata memoria e la disponibilità al perdono. L'audacia e la chiarezza di visione nel futuro si appoggia sulla forza del ricordo nel quale, nell'inviolabilità della verità, portiamo anche le nostre virtù e i nostri difetti, e le nostre vittorie e le nostre sconfitte. Il beato Alojzije ci insegna come rapportarci responsabilmente e nella verità verso la propria storia. La verità non accetta né un'esagerata esaltazione né la rimozione dei fatti storici, non sopporta il mito e non dà spazio alla falsificazione della storia allo scopo di realizzare dei nuovi scopi.
Per questo motivo, il beato Alojzije è una guida nel nostro affrontare il passato e una gioiosa speranza del nostro futuro. Affinché affrontiamo veramente il passato, che il beato Alojzije sia uno stimolo perché la sua vita, servizio, parole e azioni siano confrontati con ciò che fecero in posizioni di responsabilità nelle Chiese e nella società i suoi contemporanei in altri Paesi e in altre regioni. Siamo sicuri da tali confronti, in situazioni simili, la figura del beato Alojzije riceverà uno splendore ancora più forte».
Il Cardinale ha concluso la propria omelia con un invito rivolto ai fedeli: «Questo è un tempo di grazia, poiché siamo chiamati ad accettare da fedeli ogni prova come un dono di una più forte manifestazione dell'amore di Dio. Fratelli e sorelle, continuiamo quindi a vivere nella preghiera e nelle buone opere, giacché in questo modo proviamo nel migliore dei modi quanto siamo legati al beato Alojzije.
Continuiamo a vivere anche il nostro amore verso la Patria croata, nello stesso modo in cui il beato Alojzije desiderava che la Croazia progredisse, che diventasse una terra di Dio, che rispettasse i comandamenti di Dio e si appoggiasse alla sua grazia compiendo il bene. Che sulla nostra Patria vegli sempre l'intercessione celeste della Beata Maria, Madre di Dio e di San Giuseppe, protettore della Croazia».
In conclusione, il Cardinale ha ringraziato i fedeli per la loro partecipazione al pellegrinaggio di preghiera con le reliquie di Stepinac per le parrocchie dell'Arcidiocesi di Zagabria, terminato nella giornata odierna a Krašić, esprimendo a tutti il seguente invito: «Fratelli e sorelle, che nessuno di noi dimentichi l'invito che il Signore gli ha rivolto nella famiglia, nella Chiesa e nella Patria. Non risparmiamoci, come fedeli, nella costruzione in senso positivo dello Stato croato e della società. Che le contrarietà e le difficoltà non ci facciano vacillare. Preghiamo in modo partiolare per l'unità così desiderata, per il rispetto reciproco e per la collaborazione tra tutti gli abitanti del nostro paese.
Cari fedeli croati, cara Chiesa e popolo croato, il tuo Beato è sempre stato accanto a te, e noi, anche in questo 10 febbraio, testimoniamo che rimaniamo accanto al nostro Beato che nei nostri cuori vive costantemente come un santo! Davvero, un grande santo è in mezzo a noi!»
Ufficio Stampa dell'Arcidiocesi di Zagabria