Giovedì 24 gennaio 2019, organizzato dall’Arcidiocesi di Zagabria e del Centro educativo-informativo ebraico
Hatikva, si è tenuto un incontro di preghiera e commemorativo dinanzi alla Cattedrale di Zagabria in occasione della Giornata Internazionale di ricordo per le vittime dell’Olocausto.
L’incontro è iniziato con l’inno della Repubblica di Croazia e con il salmo n. 16 “Tu sei, Signore, mia parte di eredità” nell’esecuzione comune di seminaristi del Seminario Maggiore Arcivescovile di Zagabria e di membri della comunità ebraica.
E’ seguito un discorso di occasione dell’arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić, il quale ha detto che sia nell’Ebraismo, sia nel Cristianesimo, il ricordo collega in un modo vivo il passato e il presente, poiché, mentre facciamo memoria delle vittime dell’inumano modo di agire e del tentativo di distruggere il popolo ebraico, incontriamo il mistero del male, tuttavia non lo vediamo solamente nei quadri del passato, bensì siamo coscienti di esso anche nel presente.
Il Cardinale ha sottolineato come l’ideologia del razzismo, indirizzata contro Dio e contro l’uomo, è nata dalla falsità sull’uomo e sul popolo ebraico, si è diffusa con l’odio, fino a un’indicibile misura di sofferenza, che né parole né immagini possono esprimere. Per la Giornata di ricordo delle vittime dell’Olocausto è stato scelto il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz, simbolo della tribolazione di sei milioni di ebrei, simbolo di tutti i campi di concentramento nazisti e fascisti in tutta Europa, e diamo una particolare attenzione a ciò che è avvenuto tra di noi, in Croazia, sottolineando senza alcuna riserva la verità delle atrocità di Jasenovac e di altri campi di concentramento, luoghi di esecuzioni di persone innocenti.
Il cardinale ha proseguito affermando che coscienti della forza del male, in questa commemorazione poniamo dinanzi a noi l’accento sulle virtù del bene, dell’altruismo e dell’amore. Questo è il sistema di valori che noi, cristiani, condividiamo con i nostri fratelli maggiori, gli ebrei. Qui ci troviamo in una comunione di memoria che parla di tutto ciò che l’uomo e capace di fare al proprio prossimo, al proprio fratello e alla propria sorella. Siamo qui per riconoscere il male e la parola di odio affinché ci opponiamo a essa. Siamo qui per costruire insieme rispetto e amore reciproci, per il bene della nostra società croata e di tutta l’umanità.
In tale legame leggiamo il dono della dignità dell’uomo, sentiamo la chiamata che ci è indirizzata e il nostro obbligo a proteggere ogni uomo, creato a immagine del Creatore. Il Signore ci ha fatto dono del Suo Spirito, ci ha fatto dono della coscienza e della responsabilità per scegliere il bene, e non il male.
Il Cardinale ha sottolineato come a distanza di settantaquattro anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ricordiamo anche la grande tribolazione della comunità ebraica croata, soprattutto degli ebrei di Zagabria, profondamente integrati nella vita e nella cultura della nostra Città, dei quali - così dicono i dati - di 11.000 ne sono sopravvissuti meno di 2.000.
Crediamo in Dio, il quale si è rivelato come un Dio compassionevole e misericordioso, e nei pensieri e nelle preghiere esprimiamo la nostra compassione nei confronti degli ebrei sopravvissuti, i quali portano il peso dell’esperienza personale della crudeltà umana, con le loro famiglie e discendenti, nonché con l’intero popolo ebraico.
Seguendo tale traccia, ritiene il Cardinale, è inaccettabile permettere che oggi venga di nuovo risvegliato qualsiasi forma di antisemitismo. Per noi cristiani è piuttosto chiaro - come ha detto anche papa Francesco - che il cristiano non può essere antisemita. Il Cristianesimo e un qualsiasi forma di odio verso un altro essere umano e un altro popolo si escludono l’un l’altro. L’esempio di diffusione di tale odio è per noi un avvertimento per la semina e la crescita di qualsiasi altra ideologia, che oggi non mancano, le quali si sviluppano sulle falsità con frutti distruttivi dei conflitti, dell’intolleranza e dell’odio, con conseguenze di sofferenze non solamente di singoli, di determinati gruppi, bensì anche di interi popoli.
Rilevando come oggi esse sono per noi un prezioso modello, bussola e cartello indicatore, vi sono state persone che si sono opposte alle forze del male, che hanno esposto sé stessi e le proprie vite a un sistema ingiusto e inumano per difendere e proteggere vite altrui. Il Cardinale ha rammentato ai presenti che anche il luogo dove ci troviamo è stato, nel corso dei secoli, testimone di varie turbolenze, tuttavia è stato conservato e indirizzato alla verità sulla dignità dell’uomo che da Dio viene e Dio appartiene. Qui, ha detto il Cardinale, come è noto a tutti, anche al tempo dell’Olocausto si è sentita una chiara voce e si è vista una viva testimonianza che si è elevata anche contro l’oppressione del popolo ebraico.
Alla fine del suo discorso, il Cardinale ha espresso il desiderio che questa comunione sia anche un incoraggiamento sul cammino, e non solo di dialogo e di incontri di occasione tra fedeli cattolici ed ebraici, bensì anche di vero aiuto, collaborazione, accettazione e amore.
Ci è particolarmente caro che sono con noi i nostri giovani: seminaristi, studentesse e studenti. A loro auguriamo che imparino a riconoscere i veri valori, che si impegnino sempre per la verità e si oppongano a ogni male. E questo deve essere visto e sentito anzitutto nei ragionamenti, nel parlare e nel comportamento di noi più anziani. Cari amici, vi sono mali dinanzi ai quali l’uomo non ha parole. Restano dolore, lacrime e silenzio. Allo stesso modo, vi sono beni che non hanno bisogno di parole, bensì è sufficiente la vicinanza, il ringraziamento e la benedizione. Presso la nostra Cattedrale lasciamo questa iscrizione di ricordo quale immagine delle lacrime per le vittime dell’Olocausto, un’immagine del gemito che eleviamo per i peccati dell’uomo. Il Cardinale ha così concluso: «Lasciamo questa iscrizione anche quale nostra preghiera e invocazione della benedizione celeste per le vite di noi che lasciamo una garanzia e un pegno che ci impegneremo per la verità e per la luce, affinché l’oscurità e il male non si ripetano».
L’incontro è proseguito con le preghiere che sono state pronunciate dal cardinal Bozanić e dal rappresentante della Comunità religiosa ebraica Eschar Gad, mentre ai convenuti si è rivolta Julija Koš, alta rappresentante del capo rabbino dott. Kotel Da-Don.
La celebrazione tenuta in occasione della Giornata Internazionale di ricordo delle vittime dell’Olocausto è stata terminata dall’inno dello Stato di Israele nonché con l’esecuzione del salmo 85. «Mostraci, Signore, la Tua Misericordia».
All’incontro di preghiera dinanzi alla Cattedrale di Zagabria hanno presenziato i vescovi ausiliari di Zagabria, mons. Ivan Šaško e mons. Mijo Gorski, Kristijan Lepešić del Centro educativo-informativo –
Hatikva, i rappresentanti della comunità religiosa ebraica, il Presidente del Parlamento croato Gordan Jandroković, l’inviato della Presidente della Repubblica di Croazia Mate Granić, l'inviata del Primo Ministro della Repubblica di Croazia, la Vice-Primo Ministro degli affari esteri ed europei Marija Pejčinović Burić, nonché il Ministro della cultura, Nina Obuljen Koržinek, il sindaco di Zagabria Milan Bandić, ambasciatori, rappresentanti del Congresso Mondiale Ebraico, rappresentanti del popolo ebraico nonché le famiglie delle vittime sopravvissute dell’Olocausto.
Per la speciale occasione odierna, sul campanile meridionale della Cattedrale di Zagabria è stata posta l’iscrizione, in croato e in ebraico, lunga 50 metri e larga 8 metri sulla quale vi è scritto: «27/01 - Giornata di ricordo delle vittime dell’Olocausto - Giornata internazionale di ricordo della Shoah» e parole dal Libro del profeta Isaia 56,5: «Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome ... darò loro un nome eterno, che non perirà più».
Ufficio Stampa dell'Arcidiocesi di Zagabria